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L’arte dell’India

Nel III millennio a.C., la Civiltà della valle dell’Indo diede vita a centri urbani organizzati, con servizi ed edifici monumentali. Dal IV secolo a.C., l’arte indiana definisce i propri caratteri fondamentali; nonostante le varianti geografiche e storiche, essa manterrà elementi invariati fino all’Età moderna.

Gli artisti dovevano attenersi ai testi sacri e alle prescrizioni iconografiche, esprimersi in modo impersonale, in seguito ad una profonda meditazione. Le loro opere servivano da tramite tra la sfera terrena e quella divina, interpretando i princìpi delle due religioni più diffuse: il Buddhismo, diffusosi a partire dal V secolo a.C., e l’Induismo, praticato soprattutto nella valle dell’Indo dall’XI secolo d.C. Nel corso del tempo l’arte ha seguito le vicende della storia dell’India; così, linguaggi locali si sono mescolati a quelli arabi o, negli ultimi secoli, a quelli occidentali.

L’evoluzione dell’arte indiana

La produzione artistica dell’India può essere suddivisa in periodi corrispondenti alle grandi fasi dinastiche:

  • Periodo vedico, dal XV al VI sec. a.C. Si affermano le concezioni alla base della religione e della società indiana. Il VI secolo a.C. corrisponde all’avvio dell’epoca storica.
  • Periodo Maurya, IV-II sec. a.C. La dinastia Maurya unifica l’India, imprimendole un deciso sviluppo culturale. Si diffonde il Buddhismo. Si elaborano modelli architettonici e forme decorative che perdureranno fino all’età medievale.
  • Periodo Andhra, I sec. a.C.-IV sec. d.C. Trova ampio sviluppo l’arte buddhista, con i monasteri rupestri e gli stupa (templi circolari). Le forme sobrie lasciano spazio ad una maggiore complessità nelle forme e nel repertorio iconografico.
  • Periodo Gupta, IV-VI sec. d.C. Dopo una fase di frammentazione politica, l’India viene parzialmente unificata. Si diffonde la religione induista; vengono codificati definitivamente i temi figurativi.
  • Periodo di transizione, VII-XIII sec. La produzione artistica raggiunge livelli altissimi, espressione raffinata delle differenti corti: in particolare la scultura e l’architettura dei templi, dalle forme solenni ed elaboratissime.
  • Periodo islamico. La religione musulmana, penetrata in India a partire dal X secolo, ha influenzato la vita religiosa e sociale dell’India, così come la sua produzione artistica.

Siva compie entro un cerchio di fuoco una danza sacra, che rappresenta l’eterno divenire del tempo. Il soggetto è reso in forme armoniose, riferite a modelli iconografici fissi.

Siva (o Shiva) Nataraja, 1100 ca., bronzo, altezza 115 cm. Nuova Delhi, National Museum.

L’Induismo

Secondo i sacri libri Veda, ispiratori dell’Induismo, l’uomo tende ad incontrarsi con la divinità, composta da Brahma (il creatore del mondo), Siva (le forze dell’universo) e Visnù (dio dell’amore che abbraccia tutto il creato). L’anima del fedele trasmigra in diverse vite, vissute da uomo o animale, finché, acquisendone il merito, raggiunge lo stato di felicità, il Nirvana. Espressione dell’arte indù è il tempio, composto da una o più torri molto alte, elevate a gradoni, simbolo della montagna dove vivono gli dei. Sul tempio, statue e rilievi in pietra e stucco formano un tessuto decorativo fittissimo, ispirato a cicli leggendari e mitologici. La verticalità dei templi è esaltata dagli alti portali, i gopura.

Kandariya Mahadev, tempio-montagna sovrapposti, XII secolo. Khajuraho, India.

Il rapporto con l’Islam

La cosiddetta Civiltà Indo-islamica si afferma dal XII secolo all’inizio del XIX. Popolazioni musulmane, in particolare turche e persiane, invadono la penisola indiana, dando avvio ad un lungo dominio. Sovrani islamici fanno costruire moschee ed edifici privati, con i quali vengono introdotti modelli destinati ad avere una grande influenza nella produzione artistica: minareti, edifici dalle forme cubiche sormontati da cupole, cortili porticati, decorazioni a bassorilievo e ad intarsio policromo. Durante l’Impero Moghul (1526-1803) si assiste ad un tentativo di integrazione tra le due culture. In pittura questo incontro genera opere di stile persiano, nelle quali emerge l’attenzione per il particolare e per la decorazione, propria dell’arte indù. Alla dinastia Moghul risale lo splendido palazzo ad Agra, nell’India settentrionale, detto Taj Mahal (in foto). Fu fatto costruire dall’imperatore Shah Jahan a memoria della sua sposa Mumtaz Mahal. L’edificio riprende la forma quadrata caratteristica dei monumenti funebri Moghul, accentuandone la monumentalità.

  • L’edificio si erge su una piattaforma alta 7 metri, che ne accentua l’imponenza. Questa è delimitata da quattro minareti, alti 41 metri.
  • Il recinto rettangolare su cui si erge il mausoleo misura 580x304 metri. Esso contiene anche una moschea in arenaria rossa, con cupole e ornamenti in marmo bianco.
  • La sala centrale ha pianta ottagonale ed è sormontata da una cupola del diametro di 20 metri; essa ospita i cenotafi dell’imperatore e della moglie. Le loro tombe sono poste nella cripta sottostante.
  • La superficie in marmo bianco riflette la luce del sole ed è ulteriormente impreziosita da un fitto tessuto di decorazioni, ad intarsi di pietre dure colorate.
  • Il complesso monumentale è isolato nel paesaggio; vi si accede attraverso una sequenza di giardini riccamente piantumati e ornati da vasche e fontane, secondo la tradizione islamica.
  • Il mausoleo è delimitato da un corso d’acqua, su cui si specchia la facciata posteriore.
  • La realizzazione del complesso si è protratta dal 1632 al 1654, impegnando 20.000 operai. Vennero chiamati artigiani dall’Asia centrale e dall’Europa, in particolare da Francia e Italia.