miti e allegorie

Il dipinto, presente nella Galleria degli Uffizi sin dal 1635, venne probabilmente eseguito per Francesco I de’ Medici, appassionato di opere di piccolo formato. Gli eventi felici legati alla sua recente salita al potere (1564) e al glorioso matrimonio con Giovanna d’Austria potrebbero essere allusi nella complessa allegoria dell’opera, dove la Felicità pubblica, al centro, si circonda della Gloria e della fama, in alto, e della Prudenza e della Giustizia, ai lati. Più in basso soggiacciono sconfitti la Follia e l’Inganno e altre personificazioni a simboleggiare come la felicità dello Stato possa perdurare grazie al Tempo.

Pur rimanendo misterioso il complesso significato della composizione, l’opera celebra l’amore, la pace, la prosperità. Si trovava alla fine del XV secolo nella casa in via Larga dei cugini di Lorenzo il Magnifico dove stava appesa sopra un tettuccio, una sorta di cassapanca caratteristica dell’arredamento delle residenze signorili rinascimentali.

Capolavoro in bronzo della scultura etrusca (V-IV sec.a.C.). La statua fu scoperta nel 1553 nelle campagne di Arezzo e fu restaurata da Benvenuto Cellini. Conservata per un periodo in Palazzo Vecchio dove Cosimo I dei Medici decise di volerla accanto al suo trono, successivamente fu stata spostata nella villa medicea di Castello perché la sua stessa presenza all’interno del Palazzo Vecchio era ritenuta funesta.

Si tende a identificare la giovane donna armata con la dea virtuosa Pallade Atena, raffigurata in atto di trattenere il centauro, personificazione degli istinti ferini. La giovane ha la veste decorata da un emblema mediceo, l'anello con la punta di diamante. La tela è citata nell'inventario del 1498 della residenza fiorentina di Giovanni e Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici, la stessa dimora dove si trovava la Primavera.

Questo scudo da parata fu donato al granduca Ferdinando I nel 1598 dal cardinale Francesco Maria del Monte, intermediario dei Medici alla curia romana. Fu destinato all’armeria nuova, dove figurava nell’equipaggiamento di un manichino a cavallo, in armatura persiana.

L’opera mostra come possano coesistere tradizioni figurative diverse. I modi bizantini sono riconoscibili nella morbidezza della linea e nella raffinatezza dei colori, e si confrontano con elementi occidentali: la figura umana, anche se collocata entro un paesaggio, è posta nello spazio con scioltezza di movimenti.