Storia dell'arte

L'impressionismo

L’arte e la società nella seconda metà dell’Ottocento

I mutamenti economici e sociali verificatisi in Europa nella seconda metà dell’Ottocento hanno determinato una profonda trasformazione del volto delle città, sottoposte a un rapido aumento della popolazione. Alla crescita della produzione industriale, infatti, è corrisposto un intenso processo di urbanizzazione, per la richiesta di manodopera da parte delle industrie.

I luoghi centrali di molte città europee esibiscono la ricchezza della borghesia, con ampi viali, nuovi edifici, negozi e luci; la periferia, spesso degradata, ingloba porzioni sempre maggiori di campagna. Così, se i Realisti avevano descritto le condizioni delle classi povere, a partire dagli anni Sessanta gli Impressionisti descrivono i boulevards affollati di gente. Anche il mondo artistico e letterario si fa interprete del pensiero dominante in questo periodo, il Positivismo, volto a verificare ogni fenomeno attraverso l’esperienza. Attribuito fino ad allora alla pratica scientifica, questo princìpio è ora esteso a tutti gli ambiti di conoscenza, anche quelli espressivi dell’arte.

Cogliere l’impressione visiva

A partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento, alcuni artisti francesi sperimentarono un nuovo modo di osservare e rappresentare la realtà, senza aderire alle mode accademiche tanto apprezzate dal grande pubblico. La loro ricerca si sviluppò nello studio dal vero, di paesaggi o di soggetti di vita contemporanea. Principali interpreti furono Edouard Manet (1832-1883), Claude Monet (1840-1926), Camille Pissarro (1830-1903), Edgar Degas (1834-1917), Pierre-Auguste Renoir (1841-1919), Alfred Sisley (1839-1899), Paul Cézanne (1839-1906).

La storia degli Impressionisti fu accompagnata da aspre critiche e dal rifiuto del pubblico. Eppure essi riuscirono ad avviare un nuovo corso per l’arte, aprendo la strada ai nuovi linguaggi del Novecento. La prima mostra impressionista fu organizzata nel 1874 a Parigi, presso la galleria del fotografo Nadar: un critico,  riferendosi al titolo di un quadro di Monet (Impression, soleil levant), parlò con tono dispregiativo di pittura impressionista.

Gli elementi visivi di un quadro impressio

Alfred Sisley, L’inondazione a Port-Marly, 1876. Olio su tela, 60x81 cm. Parigi, Musée d’Orsay.
  • Il segno - La linea è generalmente assente e manca un disegno preparatorio. Le forme derivano direttamente dal colore, steso con segno rapido e sicuro, a tratti separati, senza cura per i contorni e per i particolari delle figure, che appaiono, in questo modo, vibranti e mutevoli.
  • La luce e il colore - L’Impressionismo esalta il colore e la luce. Colpendo gli oggetti, la luce si scompone nelle sue diverse componenti cromatiche; i colori, a loro volta, vengono mescolati o respinti, esaltandosi reciprocamente. Ogni immagine è dunque intrisa di luce e colore; entrambi, poi, mutano continuamente a seconda dell’ora, delle condizioni atmosferiche e del punto di vista dell’osservatore.
  • Il movimento - Le immagini del mondo esterno non sono mai immobili, ma sottoposte a cambiamento o a variazioni atmosferiche. Nei dipinti, dunque, le forme hanno contorni indefiniti, spesso sfuggevoli.
  • La luce - Per cogliere gli effetti cangianti della luce, i pittori impressionisti schiariscono la tavolozza: scompaiono i grigi, i neri, i bruni, che semmai derivano dalla sovrapposizione di più colori puri.
  • Il colore  che vediamo è influenzato dal suo vicino o dallo sfondo in cui si inserisce. Non esiste, dunque, il colore locale, cioè relativo ad un singolo oggetto o ad una sua parte, considerata isolatamente.
  • Le ombre sono nere, ma corrispondono semplicemente a zone meno luminose e vengono ottenute, ad esempio, sovrapponendo sulla tela colori complementari.
  • Il soggetto  cessa di essere mitologico, storico o realista con aspetti di denuncia sociale. La realtà viene ritratta senza significati simbolici e viene posta al servizio della pratica pittorica.

I princìpi della pittura impressionista

I pittori impressionisti iniziarono le loro sperimentazioni su soggetti paesaggistici, riproducendo, in particolare, scorci della Senna e delle sue rive. Essi cercavano, osservando la natura, di coglierne la prima impressione visiva, quella che l’occhio riceve senza soffermarsi sui particolari. I colori venivano accostati sulla tela senza essere mescolati; i pittori consideravano, infatti, che è il nostro occhio a sintetizzare le singole parti di una veduta, percependo l’effetto d’insieme.

Gli Impressionisti studiarono le leggi dell’ottica ed in particolare i fenomeni fisici e percettivi della luce: poiché è dalla luce che sono originati tutti i colori, essi sperimentarono i princìpi della scomposizione dello spettro luminoso in diversi colori, che venivano poi ricomposti sulla tela. Per questo motivo essi preferirono lavorare all’aperto (en plein air), con la luce naturale del giorno. La prospettiva geometrica lasciò il posto ad una rappresentazione di impianto bidimensionale, in cui la percezione dello spazio veniva affidata alla distribuzione dei pesi cromatici, al rapporto tra luce e ombra, a tagli compositivi impostati sulle diagonali.

I temi della nuova pittura

Mutarono i soggetti: paesaggi naturali, scene di vita quotidiana nelle grandi città, gli interni dei caffè, i teatri, i luoghi di ritrovo della società mondana della Parigi di fine secolo, le strade brulicanti di vita, il territorio che si andava caratterizzando con nuovi segni, fabbriche, strade, sotto la spinta delle grandi trasformazioni ottocentesche.

La vita moderna, un nuovo tema per la pittura

Tra gli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento, Parigi è oggetto di una radicale trasformazione urbana, che ne fa una delle città più moderne d’Europa. Interventi realizzati con i nuovi materiali e con le nuove tecniche costruttive testimoniano la fede nel progresso, piena espressione del clima positivista di fine secolo. Gli artisti impressionisti hanno saputo cogliere la nuova immagine della città, ma anche l’idea di velocità e di trasformazione che la caratterizza.

Gustave Caillebotte, Il ponte dell’Europa, 1876. Olio su tela, 125,1x180,3 cm. Ginevra, Petit Palais, Musée d’Art Moderne.